Il CEO di Oracle, il quinto uomo più ricco al mondo, lancia la sua entusiasmante visione: la tecnosorveglianza che non dorme mai
I piani di Larry Ellison per migliorare la società: controllo totale, registrazione continua di tutto ciò che accade e che le persone fanno, analizzato nei datacenter di Oracle. “I cittadini si comporteranno al meglio, perché stiamo costantemente registrando e segnalando tutto ciò che accade”.
https://www.404media.co/larry-ellisons-ai-powered-surveillance-dystopia-is-already-here/
(Scusa il papiro)
Sono d’accordo che la quantità di dati che consegnamo volontariamente o senza saperlo ai giganti della tecnologia sia troppo alto, ma c’é un abisso tra lo scenario attuale e quello che viene proposto qui.
Prima di tutto finora i dati finiscono in mani –passami il termine – “benevole”, nel senso che sono sì enormi aziende con troppo potere, ma il loro scopo è venderci roba, non farci attivamente del male. Questo significa che sono interessati solo a certi aspetti delle nostre vite, quelli da cui possono trarre profitto. In più i dati non consistono in uno schedario unico contenente un profilo completo di ogni persona, ma in spezzoni frammentari che vengono aggregati con quelli di altre persone per verificare trend e preferenze generali. È sicuramente possibile costruire un profilo completo di un individuo con tutti quei dati, ma ci vuole molto lavoro e accesso a un numero enorme di dati di varie compagnie. In più diciamolo, è possibile semplicemente evitare i prodotti più anti-privacy (smartwatch che mandano dati di salute, assistenti per la casa che ascoltano sempre… non sono esattamente essenziali) e chi vuole può trovare alternative per molte altre cose. Niente di drastico come andare a vivere nei boschi.
L’eccesso di sorveglianza di cui si parla qui invece, del tipo “la tua tv ti guarda mentre dormi” è ancora in larga parte illegale, fa scandalo quando casi isolati vengono scoperti ed applicazioni generalizzate esistono ancora solo nei piani futuri di CEO e agenzie di sicurezza. Non è impossibile mantenere la situazione così, in cui la privacy è sì erosa, ma non al punto che tutti sappiano automaticamente cos’hai mangiato ieri sera o com’è fatta la tua camera da letto.
Per finire, parlando di cambiamenti futuri, è improbabile ma comunque plausibile che sul lungo termine il mercato dei dati ad un certo punto crolli e che improvvisamente questo tipo di erosione della privacy non porti più vantaggi economici. A quel punto sarebbe un vero peccato aver rinunciato interamente alla privacy perché “tanto non ce l’abbiamo comunque”.